Entrando nella Riserva dello Zingaro, dal lato di Scopello, superata la galleria, seguendo il sentiero, poco prima di arrivare al Museo Naturalistico, noterete un piccolo spiazzo con un cartello bianco con una dettagliata descrizione.
E’ difficile evitarlo e non leggerlo. Si tratta del ricordo dell’uccisionee del Finanziere Vincenzo Mazzarella, caduto il 30 giugno 1948, all’età di 28 anni, per mano di criminali appartenenti alla famigerata banda Giuliano.
Non sono molti a saperlo, ma la Riserva dello Zingaro per svariati anni fu nascondiglio di Salvatore Giuliano e della sua banda.
Pochi anni fa tra l’altro il Comando Regionale della Guardia di Finanza volle fare luce sul delitto che pose fine alla vita del giovane finanziere casertano. Delitto che per troppi anni fu cosiderato per mano di ignoti.
Durante le indagini gli inquirenti esplorarno la costa, nei pressi cala Capreria, per molti tratti raggiungibile solo dal mare, fino a quando individuarono un’insenatura che porta a una grotta. In fondo c’era il covo dove si nascondeva il bandito Giuliano ogni qualvolta i carabinieri lo cercavano lungo i sentieri della Montagna di Sagana (Monreale).
Un nascondiglio, difficilmente raggiungibile da terra. Dentro la grotta trovarono casse di farina, armi e munizioni. La prova tangibile della presenza del famoso bandito Giuliano.
Il testo del cartello
Su questo sentiero, dove oggi vi trovate a passare, il 30 giugno 1948, la raffica di mitra di un fuorilegge della banda Giuliano, uccideva il giovane militare della guardia di finanza, Vincenzo Mazzarella, caduto nell’adempimento del dovere.
Le insenature e le calette di questo territorio, che hanno reso famosa la riserva naturale, nascosero mille anni fa le navi dei corsari saraceni ma anche le imbarcazioni dei contrabbandieri fino a pochi anni or sono.
I sentieri che segnano le montagne e le grotte che coltivavano la civiltà dell’uomo preistorico furono per lungo tempo rifugio di briganti e ospitarono il bandito Giuliano.
Lo Zingaro oggi è testimonianza di uno straordinario rapporto fra uomo e natura che ha consentito a questi luoghi di restare inalterati nel tempo.
Le operose famiglie che lo abitarono e stimavano il giovane finanziere casertano al quale si sentivano legate dalle comuni origini contadine.
Quel giorno, alle sette e trenta del mattino, taquero le aquile e i falchi che popolavano il cielo dello Zingaro.
Questa roccia, davanti alla quale sostate, è stata per oltre cinquantanni muta testimone del sacrificio di Vincenzo Mazzarella.
Oggi lo ricorda.